Il pancreas è un organo addominale adiacente all’intestino tenue, che è suddiviso da un punto di vista funzionale in due parti:
- la porzione endocrina, che produce una serie di ormoni, tra cui l’insulina, ormone responsabile del controllo dei livelli ematici di glucosio
- e una parte esocrina, costituita da cellule, la cui funzione principale è quella di sintetizzare e rilasciarenell’intestino tenue degli enzimi digestivi, ovvero speciali sostanze in grado di regolare la digestione dei principali macronutrienti, che vengono introdotti con la dieta, ovvero carboidrati, lipidi e proteine.
Quando la porzione esocrina del pancreas va incontro a un processo infiammatorio, si parla di pancreatite.
Nel gatto, quando si ha questo tipo di infiammazione del pancreas, la sua porzione esocrina viene infiltrata da cellule del sistema immunitario, a causa dell’infiammazione stessa. Perciò, si instaura un danno alle cellule, che producono gli enzimi digestivi. Questi vengono rilasciati nei tessuti limitrofi al pancreas stesso, provocando un ingente danno tissutale in tutta l’area adiacente al pancreas, come ad esempio:
- al fegato,
- alle vie biliari,
- all’intestino
- e al grasso addominale, che li circonda.
Gli enzimi pancratici rilasciati in cavità addominale riescono a provocare una sorta di digestione dei tessuti adiacenti, i quali sono essi stessi composti da proteine e grassi. I gatti colpiti manifestano notevole dolore. La pancreatite viene distinta in acuta e cronica, e tra le due la cronica è molto più frequente e insidiosa. Tuttavia, molto spesso le forme croniche non sono distinguibili da quelle acute, né attraverso la visita clinica e nemmeno attraverso la diagnostica, in quanto le due forme possono sovrapporsi l’una all’altra. Le forme acute gravi invece si riconoscono facilmente, sia per il carattere improvviso d’insorgenza, che per la gravità dei sintomi.
Sommario
Pancreatite nel gatto: le cause
La maggior parte delle pancreatiti nei gatti ha causa sconosciuta e, secondo alcuni studi, si calcola che nel 95% dei casi non viene identificato un fattore scatenante, per cui la patologia viene definita idiopatica (non se ne conosce la causa).
Nel gatto, infatti, non è riconosciuta alcuna predisposizione, né di età, né di razza e neanche di sesso e, pertanto, la pancreatite può colpire gatti, sia maschi, che femmine, interi o sterilizzati, di qualsiasi età e razza.
Ulteriori recenti studi hanno ipotizzato un ruolo del microbiota intestinale nella patogenesi della pancreatite cronica: parrebbe infatti che un’alterata flora batterica intestinale possa colonizzare il pancreas, stimolando l’infiammazione cronica e una conseguente alterata risposta del sistema immunitario. È ipotizzabile quindi che diete squilibrate protratte nel tempo, alterando il microbiota intestinale, possano predisporre a questo tipo di infiammazione cronica. Confrontati con il tuo veterinario curante o richiedi un consulto con un veterinario nutrizionista, per valutare se l’alimentazione che offri al tuo gatto è idonea e bilanciata.
Alcuni fattori sono stati proposti come potenzialmente predisponenti di pancreatite acuta:
- le diete molto ricche di grassi;
- infezioni da protozoi, come il Toxoplasma gondii, o virus, come il parvovirus felino, coronavirus, herpesviruse calicivirus;
- alcuni farmaci, come ad esempio, gli anestetici, che possono scatenare una pancreatite acuta e anestesie prolungate
Oltre a queste cause, la pancreatite può colpire i gatti, anche per traumi e manipolazioni chirurgiche nelle aree adiacenti al pancreas e al duodeno.
Pancreatite nel gatto: i sintomi
I gatti affetti da pancreatite hanno sintomi abbastanza vaghi e aspecifici, sia se si tratta della forma cronica, che di una forma acuta non troppo grave. I sintomi variano in base:
- alla durata della malattia
- da quanto tempo è insorta
- dalla copresenza di altre patologie concomitanti, come ad esempio un coinvolgimento di fegato e vie biliari o una compromissione intestinale.
Molto spesso, infatti, l’infiammazione dell’area peri-pancreatica concomitante può accompagnarsi alla pancreatite. Vi sono poi alcune condizioni pregresse, come le degenerazioni epatiche, che esacerbano il quadro.
I gatti in sovrappeso e che seguono diete squilibrate o che alternato lunghi periodi di digiuno, a causa di altre patologie, sono spesso affetti da una particolare degenerazione del fegato, la lipidosi epatica. In questi casi la pancreatite e i suoi segni clinici sono molto più gravi. I principali sintomi, che raccontano gli umani conviventi, sono:
- l’inappetenza o l’anoressia totale
- l’abbattimento
- alcuni sintomi gastrointestinali, come nausea, vomito, scialorrea, diarrea, dolore addominale.
Nelle forme croniche si avrà anche perdita di peso. Quando ci sono questi segni, è importante sottoporre subito il nostro gatto a una visita clinica. Da questa, il nostro veterinario curante potrebbe accorgersi che il gatto presenta anche forti dolori addominali, soprattutto nelle forme acute, disidratazione, febbre, e colorazione giallastra delle mucose apparenti, ovvero ittero, se vi è anche un coinvolgimento del fegato e delle vie biliari. Il gatto sarà inoltre depresso, letargico, stanco e apparirà in una scadente forma fisica, soprattutto nelle forme croniche che, come accennato, comportano un lento e progressivo dimagrimento.
Pancreatite acuta nel gatto
Le forme acute di pancreatite sono più facilmente riconoscibili perché, oltre ai succitati sintomi, come nausea, anoressia, vomito, ipersalivazione e diarrea, il gatto ha forte dolore addominale, che manifesta con varie alterazioni del suo normale comportamento. Può infatti nascondersi o mostrarsi improvvisamente aggressivo, o lamentarsi venendo a cercare il nostro conforto, oppure può apparire particolarmente stanco.
In una scala del dolore, il dolore provocato dalla pancreatite acuta è tra i più forti, che un essere vivente possa sperimentare. Il motivo risiede nel fatto che gli enzimi pancreatici digestivi, a seguito dell’infiammazione del pancreas, vengono liberati nei tessuti circostanti, provocando una sorta di digestione dei tessuti circostanti; si può infatti avere anche il riscontro ecografico di una peritonite chimica, come se gli enzimi contenuti nel succo pancreatico corrodessero i tessuti circostanti.
Pancreatite nel gatto: la terapia
La terapia per la pancreatite dipende soprattutto dal tipo di infiammazione, ovvero se è acuta (1) o cronica (2).
(1) Molto spesso è necessario ospedalizzare il gatto o quanto meno portarlo tutti i giorni dal veterinario curante, in regime di day hospital, per somministragli flebo di vitamine, antidolorifici e analgesici durante tutto il giorno. In alcuni casi particolari, sono necessari anche antibiotici di copertura. Il cardine della terapia della pancreatite resta in ogni caso l’analgesia, che deve essere effettuata anche con analgesici molto potenti come gli oppioidi, e la fluidoterapia, che, oltre a reidratare il gatto, serve per evitare fenomeni secondari di squilibri elettrolitici, fenomeni trombotici dovuti al calo di pressione, e ristabilire l’equilibrio elettrolitico. Il digiuno nei gatti con pancreatite acuta non è auspicabile, a meno che non siano colpiti da vomito incoercibile. In quel caso vanno certamente associati farmaci antiemetici che spesso agiscono anche sul senso di nausea.
(2) In questo caso, la terapia mira a ristabilire attraverso una dieta corretta ed eventuali integratori nutraceutici l’omeostasi pancreatica e, soprattutto, cerca di evitare di avere delle riacutizzazioni della pancreatite cronica. La gestione dei gatti con pancreatite cronica può quindi essere fatta anche a casa, modificando la dieta e somministrando integratori, a patto che il gatto non mostri segni clinici o abbia analisi del sangue tanto alterate da rendere necessario un breve ricovero.
Pancreatite nel gatto: la dieta
I gatti con pancreatite acuta possono alimentarsi da subito, anche con cibi ricchi di proteine e grassi, a patto che siano di ottima qualità. Recenti studi hanno infatti dimostrato che il digiuno peggiora lo stato generale dei felini con pancreatite, poiché, avendo i gatti un grande fabbisogno di proteine, come tutti i carnivori stretti, quando smettono di mangiare tendono a consumare le proteine muscolari perdendo massa magra.
Nei gatti l’anoressia comporta anche ridotta assunzione di alcuni aminoacidi essenziali, come arginina e metionina, i quali, se carenti, predispongono al succitato fenomeno della lipidosi epatica. Anche altri micro e marco nutrienti, come ad esempio gli acidi grassi, e altri aminoacidi, come la glutamina e il triptofano, se presenti nella dieta del gatto con pancreatite, possono contribuire a un effetto antiinfiammatorio.
Le diete per gatti con pancreatite, infine, a differenza che nel cane e nell’uomo, possono avere tenore in grassi anche molto elevati, in quanto i felini sono in grado di digerire e metabolizzare anche grandi quantità di lipidi introdotti con la dieta.
Chiedi in ogni caso sempre consiglio al tuo veterinario rispetto al tipo di cibo da offrire al tuo gatto, se ha la pancreatite. Il problema sorge quando i gatti sono anoressici, vomitano o hanno forte nausea; in questi casi, come accennato, vanno somministrati farmaci antiemetici, sempre dopo prescrizione del veterinario curante.
Pancreatite nel gatto: i tempi di guarigione
I tempi di guarigione dalla pancreatite dipendono:
- dal tipo di pancreatite (se acuta o cronica)
- dai fattori che l’hanno scatenata
- dall’età
- dallo stato di salute dei nostri amici felini
- da quanto tempo è insorta la patologia.
In linea di massima, per pancreatiti acute gravi possono essere necessari anche diversi giorni, se non settimane di ricovero. Nella pancreatite cronica, invece, il rispristino dello stato di salute può essere molto più rapido, ma va seguita una speciale dieta per molto tempo. Molto importanti sono i controlli periodici e, se prescritti, l’utilizzo di integratori alimentari e fermenti lattici, che mirino a tenere in salute il microbiota intestinale. La guarigione poi sarà certamente più rapida in gatti più giovani, sani e senza patologie concomitanti, rispetto ai gatti anziani ed affetti anche da altre patologie.
Pancreatite acuta nel gatto: può provocare la morte?
Purtroppo, alcuni gravi casi di pancreatite acuta possono evolvere verso l’exitus del nostro amato gatto. Questo può accadere per fenomeni secondari all’infiammazione, all’anoressia e allo scompenso elettrolitico. Le complicanze più frequenti, che possono portare a morte un gatto affetto da pancreatite acuta grave, sono i disturbi della coagulazione con sanguinamenti spontanei, che possono sfociare in:
- emorragie
- setticemia
- insufficienza e degenerazione epatica
- danno acuto multiorgano a carico specialmente di reni, fegato, polmoni
- ostruzione delle vie biliari
- comparsa di diabete mellito a seguito del coinvolgimento della porzione endocrina del pancreas.
Nei casi più gravi, il rischio di mortalità può essere molto elevato, sfiorando anche il 40% dei gatti, che ne vengono colpiti. Le forme di pancreatite acuta moderata, invece, hanno migliore prognosi e rischio di mortalità basso. Come accennato in precedenza, nella pancreatite cronica si può avere perdita di peso progressiva, con scadimento dello stato di nutrizione del gatto, ma anche una perdita progressiva della funzionalità esocrina del pancreas, con insorgenza di insufficienza pancreatica esocrina, ovvero difficoltà a digerire a causa di una riduzione della produzione di enzimi pancreatici. Per evitare questa infausta fine, se hai il dubbio che il tuo gatto possa avere la pancreatite, contatta subito il tuo veterinario curante.
Si può infatti prevenire la pancreatite grazie a regolari controlli, come ad esempio:
- analisi del sangue
- ecografia addominale
- esami coprologici.
Almeno una volta all’anno controlla il tuo gatto, specialmente se hai dubbi sulla qualità della sua alimentazione o se è in sovrappeso. Anche fenomeni di vomito sporadico o relativamente frequente, o feci spesso poco formate, possono essere una spia di una pancreatite cronica.